La Dipendenza affettiva rientra in quelle che oggi vengono definite “nuove dipendenze”, ovvero in quelle “condizioni” in cui la persona vive il circuito della dipendenza, al pari di una dipendenza da sostanze, ma con altre “cose” o relazioni.
La Dipendenza da una sostanza o, come nel caso di cui stiamo parlando da una relazione, assolve precise funzioni che possiamo riassumere così:
- controllare la noia al fine di alleviarla;
- provare con maggiore frequenza emozioni positive;
- tenere alla larga emozioni generalmente considerate negative come tristezza e dolore.
Possiamo affermare che la Dipendenza abbia la finalità di portare la persona a vivere uno stato di maggiore benessere emotivo. Allo stesso tempo, però, sono presenti e permangono vissuti, idee e convinzioni dolorose che causano sofferenza. (Non bisogna dimenticare gli effetti negativi che hanno alcune sostanze, ma non è questo il luogo e il momento per approfondire l’argomento).
Nella Dipendenza affettiva possiamo ritrovare dei vissuti specifici quali la riduzione della paura del rifiuto tramite le fantasie romantiche, e la riduzione della paura abbandonica grazie al legame di attaccamento con la persona amata.
Da quanto detto possiamo già intuire come il timore abbandonico sia molto forte nelle persone che sviluppano questa dipendenza.
Quali sono i “sintomi” della Dipendenza affettiva?
Possiamo individuare i seguenti sintomi:
- benessere strettamente legato al partner;
- incapacità di ragionare con consapevolezza in merito alla situazione vissuta;
- bisogno di trascorrere sempre più tempo con il partner, anche a costo di abbandonare interessi ed amicizie;
- dedicare sempre meno tempo a sé per investirlo nella relazione o nel partner;
- sperimentare forte ansia e paura quando si è distanti dal proprio partner;
- dare più importanza e spazio alle emozioni del partner (allo stesso tempo mettere in secondo piano ciò che si prova e vive);
- avere difficoltà a prendere decisioni personali o prenderle sperimentando un forte senso di colpa;
- non prendere coscienza degli effetti che la relazione ha sui vari ambiti della propria vita;
- difficoltà ad esprimere ciò che si prova;
- difficoltà ad esprimere i propri pensieri, le proprie idee;
- agire in modo da evitare il rifiuto e l’abbandono;
- controllare il partner.
Nella Dipendenza affettiva ci si trova a vivere una relazione ed una vita che spesso non corrispondono a ciò che la persona desidera veramente.
I propri bisogni, le proprie idee, i propri sogni e progetti, vengono messi da parte, repressi, a volte anche negati. I bisogni, le idee, i sogni, i progetti del partner diventano i propri: sono questi ad essere sostenuti e portati avanti. Alla base sembra esserci la paura di essere rifiutati e abbandonati.
La persona con Dipendenza affettiva ha scarsa fiducia in se stesso e nelle sue capacità, non si reputa capace di prendere decisioni e teme fortemente di incorrere in un errore.
Forte è frequente è anche il senso di colpa quando deve necessariamente fare una scelta. Forte è anche la difficoltà e sofferenza nel far rispettare i propri confini. Il Dipendente affettivo ha difficoltà nel prendere in mano la propria vita, nel prendere decisioni (dalle più piccole alle più importanti), nel far rispettare i propri bisogni ed i propri diritti.
Da queste considerazioni possiamo vedere come la Dipendenza affettiva si avvicini molto ai tratti caratteristici della Personalità di tipo Dipendente.
L’Associazione americana “Love Addicted Anonymous” descrive diversi profili di Dipendenti affettivi (affettivo ossessivo, dalla relazione, romantico, …), ma tutti possono intraprendere un percorso personale per guarire dalla Dipendenza affettiva.
Trattandosi di una vera e propria dipendenza, è possibile seguire una terapia che, gradualmente, porterà la persona prima a prendere consapevolezza del problema, poi a porre fine alla relazione disfunzionale ed in seguito a gestire l’astinenza.
Componenti importanti della terapia (soprattutto se di tipo cognitivo-comportamentale) sono:
- ristrutturazione delle credenze disfunzionali rispetto al proprio valore personale e alla propria amabilità;
- riconoscimento e gestione della paura abbandonica e del rifiuto;
- training sull’assertività al fine di favorire il riconoscimento e la condivisione dei propri bisogni e delle proprie emozioni;
- favorire ed incoraggiare un atteggiamento compassionevole verso se stessi.
Amare non vuole dire annullarsi e fondersi totalmente al partner. La coppia è la somma delle parti, si nutre delle differenze dei partner, si rafforza con la condivisione ed il sostegno reciproco.
Amare se stessi per amare l’altro: solo così la relazione potrà essere sana e forte!
Ilaria Lelli
Psicosessuologa e Consulente sessuale