Il dolore può essere definito come uno strumento fondamentale del nostro organismo, in quanto ci fornisce informazioni riguardanti il nostro stato di benessere/malessere: si tratta quindi di una funzione centrale per la nostra esistenza, in quanto campanello d’allarme che ci rende consapevoli di un problema più o meno grave.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’IASP (International Association for the Study of the Pain, 1986) definiscono il dolore come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno”.
Esso non si può definire come mera sensazione provata dall’individuo: il dolore, infatti, comprende reazioni di evitamento, resoconti verbali e vissuto proprio del soggetto. Nel momento in cui un soggetto riceve uno stimolo doloroso, avrà una propria reazione al dolore, legata a due fattori: la soglia del dolore individuale da un lato, le esperienze pregresse dall’altro.
Nel momento in cui il dolore viene vissuto nel mondo della sessualità, esso può generare quadri psicopatologici complessi, ma allo stesso tempo ben chiari. L’esperienza dolorosa che la donna si trova a vivere infatti, può originarsi da cause diverse, portando conseguenze fisiche e psichiche importanti. Tra queste ritroviamo anche l’evitamento di rapporti e stimoli sessuali.
I disturbi propri della sessualità femminile sono stati negati a lungo e questo ha portato un forte ritardo nell’indagine e nella ricerca di tali condizioni.
Dall’uscita della prima pillola anticoncezionale la situazione è iniziata a cambiare, si parla e ci si approccia alla sessualità femminile in modo nuovo e finalmente hanno trovato spazio i disturbi sessuali femminili.
In merito al dolore coitale, quindi, possiamo individuare un quadro psicopatologico ben preciso: il Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione.
Facendo riferimento al DSM-5, vediamo che tale disturbo viene così definito:
“A. Persistenti o ricorrenti difficoltà con uno o più dei seguenti problemi:
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Penetrazione vaginale durante il rapporto.
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Marcato dolore vulvo-vaginale durante il rapporto o i tentativi di penetrazione vaginale.
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Marcata paura o ansia per il dolore pelvico o vulvo-vaginale prima, durante o come risultato della penetrazione vaginale.
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Marcata tensione o contrazione dei muscoli del pavimento pelvico durante il tentativo di penetrazione vaginale.
B. I sintomi del criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi.
C. I sintomi del criterio A causano nell'individuo un disagio clinicamente significativo.
D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza di un grave disagio relazionale (per esempio violenza del partner) o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile gli effetti di una sostanza, farmaco o di un'altra condizione medica.
Specificare quale:
Permanente: il disturbo è presente da quando l'individuo è diventato sessualmente attivo;
Acquisita: il disturbo inizia dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale .
Specificare la gravità attuale:
Lieve: evidenze di un lieve disagio riguardante i sintomi del Criterio A.
Moderata: evidenze di un moderato disagio riguardante i sintomi del Criterio A.
Grave: evidenze di un grave o estremo disagio riguardante i sintomi del Criterio A.”
Questo disturbo quindi, si riferisce a quattro tipologie sintomatiche che solitamente si trovano in comorbilità: dolore genito-pelvico, tensione dei muscoli del pavimento pelvico, paura del dolore o della penetrazione vaginale, difficoltà ad avere rapporti sessuali.
Le diverse tipologie sintomatiche possono presentarsi singolarmente o allo stesso momento e con intensità variabile (ad esempio l’incapacità di esperire la penetrazione vaginale può presentarsi in qualsiasi situazione come durante un rapporto sessuale, una visita ginecologica, l’inserimento di un assorbente interno, oppure può verificarsi in un contesto specifico piuttosto che in un altro).
Importante nel momento della valutazione e per la formulazione di una diagnosi, è l’individuazione della zona esatta dove la donna vive dolore: bisogna comprendere ciò che ci viene riferito, il punto esatto, ma anche la tipologia di sensazione che viene esperita.
Il Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione, è spesso associato a disfunzioni sessuali altre, come il disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile.
Allo stesso tempo non rari sono tutti quei comportamenti finalizzati all’evitamento del contatto e del rapporto sessuale: è come se la donna vivesse fobicamente la sessualità e difficilmente si recherà da uno specialista per chiedere sostegno ed aiuto. In questi casi, infatti, lo specialista viene contattato nel momento in cui la coppia desidera avere un figlio e si rende necessario un intervento specialistico.
Quali sono i fattori di rischio?
Tra i fattori scatenanti tale disturbo possiamo distinguere fattori ambientali e fattori genetici, fisiologici. Tra i primi ritroviamo l’abuso sessuale/fisico, mentre tra i fattori genetici e fisiologici, compaiono infezioni vaginali ricorrenti ed uso improprio dell’assorbente interno (soprattutto quando la donna non ha avuto ancora rapporti).
Un altro aspetto che non bisogna sottovalutare è l’educazione, soprattutto religiosa, che la donna ha ricevuto: un’educazione molto rigida, infatti, può ostacolare la capacità di vivere pienamente il proprio corpo e la propria sessualità.
Trattamento
Per il trattamento di tale Disturbo risultano efficaci terapie graduali, che accompagnano la donna a vivere con serenità il proprio corpo.
Una strategia è quella dell’esposizione graduale con la quale la dilatazione vaginale viene effettuata gradualmente e con l’ausilio di oggetti appositamente costruiti (si tratta dei dilatatori di Hegar).
Anche le tecniche di rilassamento e le tecniche immaginative risultano utili ed efficaci.
Davide Dettore propone una sequenza di esercizi ben definiti da far eseguire alla donna, prima singolarmente e poi insieme al partner.
“È sempre fondamentale, infine, in questo come nei casi precedenti, non limitarsi solo al trattamento sintomatico, ma analizzare le dinamiche di coppia e, soprattutto, le modalità di gestione del rapporto sessuale da parte del partner.” - Davide Dèttore
Ilaria Lelli
Psicosessuologa e Consulente sessuale